Nella pratica clinica, siamo circondati da storie familiari piene di violenza, abusi, trascuratezza, perversioni sessuali e tanto altro. Questo clima di grande sofferenza emotiva agisce in modo pervasivo e continuo sull’individuo.
Chi cerca aiuto attraverso la psicoterapia lo fa perché vorrebbe star bene e vivere la sua vita “non vissuta” .
Ognuno porta dentro sé un carico emotivo così grande da non trovare una possibile soluzione; questo perché, da soli, è difficile mettere in atto un vero cambiamento della propria vita. Il paziente è e rimane tale nella misura in cui l’esperienza traumatica rimane incapsulata, non elaborata dentro di lui.
All’interno di uno spazio psicoterapeutico, ciò che risulta davvero importante affinché la terapia abbia efficacia è la qualità della relazione che si viene a creare tra terapeuta e paziente. L’esperienza condivisa, nella stanza d’analisi, consente di far circolare stati emotivi, affetti e riflessioni con lo psicoterapeuta.
Quando la persona agisce il dolore senza ri-conoscerlo non fa altro che ripetere schemi errati, senza superare il circolo vizioso intrapreso. E così, nella vita di tutti i giorni, assistiamo alla messa in scena dello stesso vecchio copione, dannoso ma familiare.
Il compito di noi terapeuti è quello di contenere e accogliere la sofferenza altrui per trasformarla in qualcosa di più “digeribile”, o meglio, accessibile.
Creare un rapporto di fiducia e affidabilità è il primo importante passo per intraprendere il cammino verso la verità. Questa verità è qualcosa che va vissuta insieme al paziente, non è il terapeuta, come spesso si pensa, a consegnarla già preconfezionata.
Rileggere insieme la storia dell’individuo è un modo per iniziare a mettere ordine, a rendere accessibile la sofferenza, senza il bisogno di insabbiarla. Vivere l’esperienza traumatica consente di affrontare il dolore e le paure collegate ad esso.
Nello spazio terapeutico, i pazienti possono cambiare. Aiutandoli ad affrontare la realtà della loro esperienza emotiva è possibile rendere tollerabile il dolore, riuscendo a diventare capaci di includere nelle nostre vite aspetti che non avevamo vissuto.