Lo studio e la cura dell’obesità rappresentano un campo di indagine e di applicazione di notevole interesse per la psicologia.
Le ricerche evidenziano l’importanza di creare un trattamento pluridisciplinare che tenga in considerazione i diversi aspetti legati all’obesità. Essendo una patologia con una complessità di problemi è necessario ricorrere al lavoro di équipe.
Infatti, l’azione isolata di un professionista risulta inefficace perché non permette di risolvere il problema sotto un’ottica bio-psico-sociale.
Oggi è opportuno un approccio integrato che permetta di coinvolgere il lavoro di diverse figure professionali come lo psicologo, il nutrizionista, l’endocrinologo, il gastroenterologo ecc. E’ stato dimostrato che l’obesità è un importante fattore di rischio per molte malattie come, ad esempio, quelle cardiovascolari, respiratorie, endocrine, metaboliche, ortopediche ecc.
In Italia, le persone in sovrappeso hanno raggiunto una percentuale tra il 40% e il 46%.
Qualsiasi trattamento per essere efficace deve coinvolgere attivamente il paziente che attraverso la sua collaborazione viene reso più responsabile.
Gli studi hanno evidenziato quattro modelli psicologi (comportamentale, cognitivo, psicoanalitico e relazionale-sistemico) che si occupano di evidenziare le possibili cause e i trattamenti terapeutici per l’obesità.
L’approccio comportamentale è centrato sul definire gli obiettivi da raggiungere e si propone di modificare il comportamento disfunzionale, senza prestare molta attenzione alle cause e alle motivazioni profonde. Dopo aver individuato i comportamenti problematici vengono utilizzate tecniche che permettono di sostituirli con comportamenti più funzionali. Il soggetto attraverso l’automonitoraggio dovrà tenere un diario dove annotare l’alimentazione durante l’arco della giornata. Le tecniche utilizzate mirano a limitare l’esposizione del paziente al cibo, rallentare la velocità di ingerire il cibo e aumentare l’esercizio fisico.
L’approccio cognitivista mira a modificare gli aspetti cognitivi associati ai comportamenti disadattivi attraverso l’aumento della propria autostima e l’acquisizione di pensieri più funzionali.
L’approccio psicoanalitico è una tecnica che permette all’inconscio di emergere e si focalizza sui conflitti attuali del paziente. Il terapeuta diventa parte attiva, al contrario del metodo classico della psicoanalisi dove il suo ruolo è più neutrale. Rispetto ad altri approcci il modello psicoanalitico cura la causa dei problemi e non solo i sintomi. Quindi mira ad un lavoro più profondo nella risoluzione del malessere.
Quarto e ultimo approccio è quello relazionale-sistemico che tratta il problema tenendo in considerazioni l’ambiente Quindi il trattamento dell’obesità viene compreso attraverso un ottica di interazioni complesse che ruotano intorno alla persona. L’analisi del sistema familiare viene utilizzato per comprendere meglio il problema portato dal soggetto. Le famiglie iperprotettive o invischiate possono ostacolare l’autonomia ed impedire alla persona lo svincolo necessario.
Abbiamo visto come questi differenti approcci mirano a trattare l’obesità sotto un ottica molto diversa tra loro.
Al di là dei diversi modelli proposti è importante che il paziente raggiunga un certo grado di assertività ovvero quello stile relazionale che permette di riconoscere i propri bisogni ed emozioni. Sarà necessario rafforzare l’autostima e la fiducia nelle proprie capacità al fine di raggiungere l’obiettivo in modo risolutivo.
Ma la vera strada verso la guarigione deve guardare il problema attraverso un’ottica bio-psico-sociale, che possa attribuire il risultato della malattia, così come della salute, all’interazione tra i fattori biologici (genetici, biochimici, ecc.), fattori psicologici (umore, personalità, ecc.) e sociali (culturali, familiari, socioeconomici, ecc.).